Andrea Cornaro
cenni della vita e delle Opere.



dal sito:
Da https://it.wikipedia.org/wiki/Andrea_Cornaro_(storico)





Da Treccani .it l'enciclopedia italiana: http://www.treccani.it/enciclopedia/vincenzo-corner_(Dizionario-Biografico)/ link


.....omissis......


Fratelli del C.Vincenzo, oltre a Piero e Benedetto, di cui si sa ben poco, Giovan Francesco e Andrea. Al primo - che vive tra il 1545 e il 1622 sposandosi con una Bon - si propone (ma il progetto subito rientra), nel 1572, il recupero di Scarpanto (cfr., alla Marciana, Mss. It., VII, 124 [= 7421]: G. A. Muazzo, Cronacadelle famiglie nobili venete... a Candia., c. 41r); nel 1591 si reca a Venezia, come "legato" dei "nobili feudati" candioti, venendovi insignito, con decreto senatorio del 14 marzo 1592, del titolo di "cavaliere" e gratificato col dono d'una catena d'oro. Soprattutto culturale il prestigio del secondo che vede la luce a Trapezonta il 26 genn. 1548, si sposa con Agnesina Zen e, rimasto vedovo, di nuovo con Cornarola Zen, e muore tra l'ottobre del 1616 e l'aprile del 1617 residente dal 1573 a Candia, vi ricopre incarichi pubblici; in possesso, come risulta dal testamento da lui dettato (edito da S. G. Spanaki, in KPHTIKA XPONIKA , IX [1955], pp. 379-478), ché impedito dall'"indispositione degli occhi" di scriverlo di sua "mano", il 10 marzo 1611, d'un cospicuo patrimonio immobiliare, con un'abitazione dotata d'una "libraria" con testi "greci, latini et vulgari", può coltivare interessi letterari ed affermarsi, appunto, come letterato. Anche se affidate alla circolazione manoscritta, le sue composizioni in italiano hanno una certa risonanza nel ristretto ambito dell'intellettualità locale quasi tutta concentrata nella città di Candia donde, comunque, ridondano anche a Venezia e Padova. Né sono andate disperse: i "manoscritti", che lo riportano, sono infatti pervenuti a Venezia grazie a Giannantonio Muazzo (1621-1702), un nobile nativo di Creta al quale li aveva trasmessi lo zio paterno Nicolò - questi dev'essere il figlio di Francesco e, se sì, figura tra i "giustitiarii" eletti a Candia nel novembre del 1653 (v. A. L. Vincent, Il poeta del "Fortunatos"... M. A. Foscolo, in Thesaurismata, IV [1967], p. 79); e dovrebbe essere, pure, il dedicatario d'una commedia in greco di Marcantonio Foscolo (cfr. H. Labaste, Une comédie crétoise..., in Byz. Zeitschrift, XIII [1904], pp. 389-397) -, marito di Diana Corner, figlia di Giovan Francesco e nipote, pertanto, d'Andrea. Leggibile, quindi, la produzione di quest'ultimo al Correr e alla Marciana. Andrea ne risulta convenzionale oratore: nell'ottobre del 1584 saluta il capitano partente Girolamo Barbarigo con un'enfasi ignara dell'accusa di peculato che stroncherà la sua carriera; nel 1614 esalta il provveditor generale Gian Giacomo Zane nell'atto di partire (Orazione..., questa, che sarà pubblicata a Venezia nel 1856); piange la morte di Giovanni Querini "condottiero di cavalli" e di Camillo Donà "unico figliolo" di Nicolò provveditore generale nell'isola nel 1593-96; accoglie nel 1598 il neoarcivescovo Tommaso Contarini. D'indubbio impegno la massiccia Historia di Candia, in sedici libri, che, dopo uno squarcio geografico introduttivo, ripercorre le vicende insulari dai "primi habitanti doppo il diluvio" via via sino al 1615, essendo, altresì, arricchita da un'appendice finale con la "distintion et autorità delle fori di Candia... metropoli" nonché con la "descrittione di tutti li regimenti, capi da guerra et altri ministri" veneti nell'isola (ed è desunta da Andrea Corner la Descrittione del sito, dei confini, delle città, de' territorii, del clero greco, di quelle che servino le genti, della contadinanza e della militia italiana e... di Candia con una relatione di Cerigo e descrittione... de Tine approntata nel 1618 da Antonio Franchi, un romano al soldo della Serenissima a Candia). Caratterizzata da un'intensa diffusione manoscritta ora per intero ora a stralci e compendi, l'Historia... è anche indicativa dell'ottica rigidamente classista dell'autore, non per niente definito da Marco Condorato "patricius venetus longa nobilitatis serie gravis largisque fortunae bonis dives", trasparente dai freddi accenni all'operato dei provveditori generali meno riguardosi coi privilegi feudali e più sensibili alle miserevoli condizioni della contadinanza. Disinvolto poeta lirico, Andrea da un lato padroneggia non senza abilità l'italiano, dall'altro è aggiornato riecheggiatore dei vizi e dei vezzi della produzione in voga nella penisola. Scrive brevi liriche sui sette sacramenti e le dedica, in data 1° marzo 1609, a Luigi Lollino, di cui ammira - un riconoscimento che è, anche, spia delle sue aspirazioni e ambizioni - "la cognitione perfetta delle tre più nobili lingue, la greca, la latina e la toscana"; ne I trofei della croce verseggia su e attorno il "sacrato legno", i "chiodi pungenti", il "divo ferro sagrato" e azzarda delle stente "meditationi"; nelle Litanie, dedicate il 15 luglio 1603 al patriarca di Venezia Matteo Zane, canta con facile vena Dio, la Trinità, la Madonna e vari santi. Ai frutti di questa ammanierata ispirazione devota s'aggiungono quelli celebrativi e occasionali delle Rime heroiche e i Madrigali amorosi ove il riciclaggio formale e contenutistico del petrarchismo cinquecentesco conosce - laddove alle "belle chiome" e al "crin aurato" subentrano il "braccio ignudo" e le "poppe belle" - sussulti d'esplicita sensualità anelante ai "baci", ora "desiderati" ora "invidiati", ora "chiesti" ora "rapiti" e sovente "goduti".